Trattamenti psicologici e psicoterapeutici
La “sindrome psiconeoplastica” è influenzata nella sua manifestazione dall’intrecciarsi di diversi fattori che possono tra loro interagire in qualsiasi insieme ed in modo strettamente personale, l’intervento dello psicologo clinico può essere quindi strutturato a più livelli (Guarino, Ravenna, 1992).
Un primo livello può essere definito di sostegno psicologico ed é prevalentemente mirato a
Si tratta quindi di fornire al paziente un Io ausiliario che lo possa aiutare a superare la prima fase che, definita di shock, interviene subìto dopo la diagnosi. È un intervento che trova indicazioni nel caso in cui il soggetto abbia una struttura psichica sufficientemente integrata e delle risorse che dopo un primo momento di scompensazione gli consentano di adattarsi alla realtà mutata dall’evento neoplastico.
Il secondo livello d’intervento è costituito dal sostegno integrato; Esso unisce agli obbiettivi dell’intervento precedente la possibilità di limitare gli effetti collaterali, delle terapie mediche e della malattia stessa. Si cercherà quindi di favorire l’ aderenza da parte del paziente ala terapia affrontando i problemi pratici legati alla chemio-radio-terapia all’ insorgenza di disturbi quali insonnia e anoressia al dolore.
Il terzo intervento è costituito dall’intervento psicoterapeutico. Esso è attuabile solo dopo una valutazione di opportunità e fattibilità eseguita dal terapeuta ed una esplicita richiesta del paziente in tal senso.
Tutte gli interventi quindi anche se diversi per origine teorica nonché per metodologia usata hanno come obbiettivi generali:
La psicoterapia con i pazienti oncologici si presenta con un concetto centrale e comune ai diversi modelli di intervento e cioè che la persona esiste su più livelli, tutti ugualmente importanti; fisico, psicologico, sociale ed è quindi con un approccio che integri queste dimensioni che più si riesce a mobilitare le risorse della persona e a farla muovere in direzione della salute ( Biondi, Costantini, Grassi 1995)
Esistono vari tipi di psicoterapia applicabili in oncologia, essi utilizzano metodologie di intervento differenti che derivano dai modelli teorici che li guidano. In un suo articolo Razavi (1993) distingue i diversi tipi di psicoterapia secondo la forma che esse possono assumere e quindi: individuali, di gruppo familiari e secondo il criterio di direttività; distinguendo alcuni interventi come direttivi e altri non direttivi
Tra gli interventi direttivi l’ autore inserisce le terapie comportamentali che fanno uso di tecniche specifiche per alcuni problemi correlati alle patologie tumorale, come anche gli interventi cognitivo-comportamentale, con un impostazione più globalmente interessata alla persona
Negli interventi non direttivi che possono essere usati in oncologia sempre lo stesso autore inserisce quelli a carattere informativo, il counseling, e per quanto riguarda la psicoterapia propriamente detta fa un ulteriore distinzione tra psicoterapia di sostegno e psicoterapia ad orientamento dinamico e qui possibile fare un ulteriore distinzione tra approccio psicoanalitico e approccio umanistico-esistenziale.
Nonostante questa eterogeneità di modelli e di tecniche è possibile individuare alcuni aspetti che sembrano accumulare i diversi tipi di intervento, delle costanti comuni che trascendono le cornici teoriche di riferimento (Massie e Holland, 1989) esse sono:.
Tutte quelle procedure capaci di favorire un’ attitudine mentale positiva ed attiva nei confronti della malattia e dell’iter medico terapeutico, di mobilitare gli affetti verso nuovi valori, capaci di trovare un nuovo senso alla propria vita sconvolta dalla malattia possono avere un effetto positivo sia sulla qualità della vita che sulla sopravvivenza ( Biondi, Costantini, Grassi, 1995).